Nuova sperimentazione in Germania del reddito di base 

 

In Germania si sta per avviare una nuova fase sperimentale per testare il reddito di base incondizionato. Una sperimentazione che avrà il suo avvio nel 2019. L’esperimento tedesco sarà in parte simile a quello avviato in Finlandia, il che significa che ci sarà un trasferimento di denaro in maniera incondizionata a 250 persone selezionate a caso.

Verranno valutate le connessioni tra i beneficiari ed il mercato del lavoro, la cura e la salute e le relazioni sociali al fine di individuare l’impatto che un reddito di base incondizionato avrà sugli aspetti della vita dei beneficiari. 

L’ organizzazione Sanktionsfrei che ha sede a Berlino, è l’organizzazione senza scopo di lucro che sta dando vita alla sperimentazione. Il progetto pilota si chiama HartzPlus e sarà condotto come un esperimento scientifico condotto dal professor Rainer Wieland della Bergische Universität Wuppertal. Il team di Sanktionsfrei e il professore Wieland vogliono sperimentare e testare un approccio diverso in merito alla questione della sicurezza sociale rispetto alle attuali misure applicata in Germania al momento (come ad esempio il sistema Hartz IV), che è stato definito invadente, burocratico e con sanzioni esagerate verso i beneficiari. I sostenitori tedeschi sono eccitati all’idea di avviare questa sperimentazione e di raccogliere tutti quei dati necessari per argomentare al meglio le ragioni di un reddito di base. Ubi Times

 

 

Che cos’è il Global Compact

 

E’ un accordo non vincolante negoziato dai 193 paesi dell’Onu per una migrazione sicura e regolare. I motivi per cui all’Italia conviene.

Definizione

Il “Global Compact per una migrazione sicura ordinata e regolare” è un accordo non vincolante negoziato dai governi dei 193 Stati membri dell’Onu che si propone di garantire i diritti umani dei migranti attraverso la governance dei flussi migratori e la condivisione delle responsabilità. La bozza finale è stata approvata il 13 luglio scorso da 192 paesi, sarà presentata al vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà a Marrakech, in Marocco, il 10 dicembre in coincidenza con i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani. Si tratta di un documento di mediazione tra posizioni differenti, una bussola con indicazioni precise e utili: che ogni Stato può seguire con maggiore o minore intensità a seconda delle proprie opzioni politiche.

Obiettivo è un governo ordinato, regolare, sicuro della migrazione, togliendola dalle mani di trafficanti e criminali.

I negoziati intergovernativi per il Global Compact hanno avuto inizio dopo il vertice del 19 settembre 2016 l’Assemblea Generale dell’ONU in cui è stata adottata all’unanimità la Dichiarazione di New York sui migranti e rifugiati. I leader dei 193 Stati membri hanno riconosciuto la necessità di un approccio globale alla mobilità umana, esprimendo la volontà di garantire la salvezza delle vite, il rispetto dei diritti umani, la condivisione delle responsabilità e degli oneri e il potenziamento della governance dei flussi. A tal fine è stato programmato, con il supporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), un percorso di consultazione con le più rilevanti istituzioni pubbliche e private coinvolte, seguìto da negoziati intergovernativi. In parallelo, con analogo percorso, è stato elaborato il “Global Compact sui rifugiati”. Entrambi i patti saranno adottati dalla comunità internazionale entro il 2018.

Il relativo piano di azione suggerisce alcuni strumenti che gli Stati possono utilizzare nella loro sovranità ed autonomia, secondo le proprie opzioni politiche, priorità, valutazioni e possibilità.

Dati . Il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare” (tre aggettivi che esprimono ciò che l’Esecutivo italiano sta cercando di perseguire) riprende tali principi e norme basilari, riproponendoli in modo corrispondente alla realtà migratoria odierna in 10 principi guida e 23 obiettivi per un governo sostenibile dei movimenti migratori.

258 milioni Il numero stimato di migranti nel mondo. Corrispondente al 3,4% della popolazione globale.

Analisi. Dopo che alcuni Stati – Usa, Austria e Ungheria – hanno dichiarato di non voler firmare l’accordo, anche in Italia la firma è in discussione. Ad una interrogazione parlamentare nel corso della quale la deputata di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha chiesto al governo di non firmare l’accordo, il ministro degli Esteri Domenico Moavero ha affermato che il presidente del consiglio Giuseppe Conte è ad esso favorevole.

In un documento dal titolo “Perché il Global Compact conviene all’Italia”  il network di ong Link 2007 elenca 3 ragioni per le quali per il nostro paese è conveniente non isolarsi e aderire al Global Compact:

1. come riferimento della propria politica migratoria, superando l’approccio emergenziale e settoriale;

2. come strumento per rafforzare le proprie ragioni nelle relazioni e negoziazioni con gli altri paesi europei;

3. come tramite per facilitare le trattative nella definizione dei necessari accordi bilaterali con i paesi di provenienza e di transito che occorre moltiplicare nel prossimo futuro. Può infatti fornire ai decisori italiani e a quelli europei lo strumento per superare almeno in parte l’inconciliabilità delle posizioni contrapposte, indicando quel comune filo conduttore su cui poggiare le priorità  e le scelte. Rafforzando così anche la richiesta italiana di maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni politiche maggiormente condivise. De.it.press

 

 

Addio alle raccomandate

 

Raccomandate addio, arriva il domicilio digitale. Cosa vuol dire? Che ogni cittadino potrà ricevere via mail ogni comunicazione con valore legale. Insomma, multe o cartelle esattoriali che siano non sarà più necessario affrontare lunghe code agli sportelli quando nella cassetta della posta abbiamo trovato una cartolina che sta a indicare una tentata consegna di una raccomandata.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto correttivo al Codice dell'Amministrazione Digitale, uno dei Dlgs attuativi della riforma della Pa. Decreto che prevede che ogni cittadino abbia un domicilio digitale, di fatto un indirizzo di posta certificata (Pec) quindi un indirizzo di posta elettronica: "Le comunicazioni elettroniche trasmesse ad uno dei domicili digitali... producono, quanto al momento della spedizione e del ricevimento, gli stessi effetti giuridici delle comunicazioni a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno ed equivalgono alla notificazione per mezzo della posta salvo che la legge disponga diversamente. Le suddette comunicazioni si intendono spedite dal mittente se inviate al proprio gestore e si intendono consegnate se rese disponibili al domicilio digitale del destinatario, salva la prova che la mancata consegna sia dovuta a fatto non imputabile al destinatario medesimo", si legge nell'art. 7.
La posta elettronica certificata (Pec) è diventata obbligatoria dal 2008 per imprese e professionisti; nel 2012 è stata estesa anche alle ditte individuali. Sull'addio effettivo alle raccomandate non c'è ancora una data certa. Adnkronos

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Decreto sulla previdenza. Nuove delusioni per gli italiani all’estero

 

Roma - "Aspettative deluse per gli italiani all'estero che speravano in un aumento del minimo pensionistico o in un anticipo della pensione con il sistema "Quota 100".  La bozza del Decreto sul reddito di cittadinanza e sulla previdenza infatti vincola il diritto alla cosiddetta pensione di cittadinanza di 780 euro a 10 anni di residenza in Italia (proprio come per il reddito di cittadinanza) immediatamente antecedenti la presentazione della domanda. Requisito che non possono far valere i nostri connazionali residenti nei Paesi extracomunitari (dove il trattamento minimo è ancora esportabile) già titolari di una pensione integrata al minimo, o in via di pensionamento".

"Le sbandierate promesse da parte del Governo gialloverde di un aumento della pensione minima non si applicheranno quindi agli italiani all'estero titolari di una pensione in convenzione o futuri pensionati, che dovranno accontentarsi della pensione attualmente erogata. (Tra l'altro giova ricordare che la media degli importi pensionistici delle pensioni Inps erogate all'estero è di 245 euro, ben al di sotto dei 780 euro palesati dal Governo)".

"Ulteriore beffa per i nostri connazionali all'estero riguarda il tanto decantato anticipo pensionistico con "Quota 100". Cioè la possibilità prevista dal Decreto di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Teoricamente i 38 anni di anzianità contributiva potrebbero essere perfezionati con il meccanismo della totalizzazione previsto da tutte le convenzioni internazionali di sicurezza sociale. Di fatto però questo risulterà praticamente impossibile. Il Decreto infatti prevede l'incumulabilità tra il pensionamento con "Quota 100" e il reddito di lavoro dipendente ed autonomo: questo divieto limiterà di molto la platea degli aventi diritto all'estero i quali dovrebbero lasciare il lavoro all'estero per ottenere una modesta pensione anticipata italiana che non consentirebbe loro di sopravvivere".

"Non è invece chiaro, da quanto si legge nell'attuale formulazione del Decreto, se coloro i quali sono già titolari di pensione estera potranno usufruire della Quota 100 anche se  possessori di un reddito, ancorché da pensione. Sarà nostra premura, nei mesi a venire, cercare di fare chiarezza in merito"."Unica nota positiva del provvedimento è la proroga di "Opzione donna", una misura che consentirà alle lavoratrici dipendenti, si presume anche se residenti all'estero (sebbene il Decreto non lo specifichi), di andare in pensione anticipatamente, ma con il penalizzante calcolo contributivo -  se nate entro il 30 dicembre 1959 (1958 se autonome) e con 35 anni di anzianità contributiva ottenuta anche con la totalizzazione in convenzione internazionale". 

"Va tuttavia sottolineato che "Opzione donna" potrebbe non essere conveniente per le lavoratrici residenti all'estero le quali hanno maturato in Italia pochi contributi. Il calcolo con il metodo contributivo darebbe senz'altro origine a pensioni di importo irrisorio. Nei prossimi mesi il nostro impegno sarà volto a fare sì che gli importi delle pensioni in convenzione raggiungano livelli più dignitosi". Lo dichiarano i parlamentari PD eletti in Europa Laura Garavini, Angela Schirò e Massimo Ungaro. Dip 8

 

 

Bischof Kohlgraf: „Die Zeit des Einzelkämpfers ist vorbei“

 

Der Mainzer Bischof Peter Kohlgraf hat dazu aufgerufen, für Fragen der Ausbildung und Begleitung von Seelsorgern zukunftsweisende Lösungen zu suchen. 

 „Das Bild vom leitenden, alles auf sich beziehenden Einzelkämpfer an der Spitze einer Pfarrei oder einer pastoralen Einheit funktioniert schon lange nicht mehr, auch wenn es in manchen Köpfen und in der Praxis noch leben mag.“ Das sagte Kohlgraf am Freitag in einer Predigt in Mainz.

Seelsorger müssten „ein echtes Interesse und eine Nähe zum Menschen“ haben, so Kohlgraf. „Ich kann mir niemanden im kirchlichen Dienst vorstellen, der nicht interessiert gesellschaftliche und politische Fragen verfolgt, und gleichzeitig mit echtem Interesse seinen Mitmenschen begegnet. Glaubensweitergabe ist Beziehungsarbeit.“

Wir Priester reden untereinander kaum über unseren Glauben...

Um Glauben als Beziehungsgeschehen zu gestalten, „brauchen wir Menschen, die ihren Glauben und damit Gott und das Evangelium nicht als Besitz betrachten, die vielmehr fähig sind zur Weiterentwicklung, zur Spurensuche, die neugierig fragen und suchen, die ihrem ‚unruhigen Herzen’ (Augustinus) folgen“.

Wörtlich sagte Kohlgraf: „Fünfundzwanzig Jahre bin ich Priester und habe immer wieder auch traurig wahrgenommen, dass wir untereinander kaum über unseren persönlichen Glauben reden können oder wollen. Wie können wir es dann von unseren Gläubigen erwarten?“

Nicht nur Zusammenlegungen, sondern innovative Ideen gefragt

Der Bischof ging in seiner Predigt auch auf die Frage nach der künftigen Gestaltung der Priester- und Seelsorgerausbildung ein. Wörtlich sagte er: „Ich sehe keine Lösung darin, die Qualitätssicherung vorwiegend in der Größe von Seminarkollegien zu definieren.“ Jetzt seien „innovative Ideen“ gefragt, statt „bei einer bestimmten pastoralen Logik zu bleiben“.

Es könne „im Bereich von Studium, Aus- und Weiterbildung nicht allein um Zusammenlegung und Konzentration gehen“, so Kohlgraf.  (pm mainz 9)

 

 

Per esenzione IMU/Tasi sufficiente autocertificazione su pensione estera

 

"Per ottenere le esenzioni IMU e Tasi sull'immobile di proprietà in Italia i pensionati italiani residenti all'estero possono semplicemente presentare un'autocertificazione che attesti che sono percettori di una pensione straniera. È molto positivo che l'Anci (l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) si sia attrezzata in questo senso dopo le nostre sollecitazioni, in qualitá di deputati PD eletti all'estero". Lo ha detto Laura Garavini, della Presidenza del PD alla Camera, in occasione dell’audizione del responsabile della finanza locale dell'Anci, Guido Castelli, presso il Comitato per gli italiani all'estero e la promozione del sistema Paese, presieduto dall'onorevole Fabio Porta.

La deputata PD ha poi proseguito: "É necesario che l’ANCI solleciti i Comuni suoi componenti, anche quelli minori, all'uso della Posta certificata PEC. Continuano infatti a pervenirmi segnalazioni di considerevoli ritardi da parte di alcuni Comuni, dovuti al mancato utilizzo della Posta Elettronica. Questo, oltre a determinare problemi nell'invio del necessario nulla osta per l'emissione di carte d'identità all'estero puô pregiudicare l'esercizio del diritto di voto in occasione del prossimo importante appuntamento referendario sulla riforma costituzionale da parte di quei connazionali che si trovino temporaneamente all'estero. Con l'approvazione dell'Italicum, infatti, abbiamo introdotto il voto per corrispondenza anche per quegli italiani che, trovandosi all'estero per un breve periodo di tempo, comunichino al comune di residenza in Italia la propria intenzione di votare dall'estero. Il corretto uso della Pec e delle corrispondenze telematiche da parte delle amministrazioni comunali é un requisito necessario ed irrinunciabile per garantire il legittimo esercizio di diritti fondamentali a tanti connazionali."
De.it.press

 

 

10 dritte per proteggere il PC da hacker e virus

L'attacco informatico su scala globale che ha infettato decine di migliaia di computer con il ransomware WannaCry colpendo oltre 200mila obiettivi in 150 Paesi non solo ha dimostrato che il rischio di un attacco hacker è sempre dietro l'angolo ma anche che risulta sempre più difficile difendersi e proteggere i propri dati. Dai malware al phishing, sono tanti i pericoli cui gli utenti vanno incontro durante la navigazione sul web. Per questo motivo è necessario mettere in pratica una serie di accorgimenti per rendere il proprio pc quanto più sicuro possibile e ridurre le probabilità che venga violato da virus e malware.
Vediamo quindi, nel dettaglio, 10 dritte per proteggere il pc da hacker e virus:
1) E' necessario, innanzitutto, installare un antivirus di buona qualità e aggiornarlo spesso per garantirne il corretto funzionamento;
2) Non utilizzare mai la stessa password per email, social e conto corrente; inoltre è consigliabile utilizzare combinazioni complesse evitando l'uso di parole ovvie e banali;
3) Non visitare siti sospetti ed evitare di cliccare sugli avvisi che si aprono all'improvviso durante la navigazione. I siti sicuri sono riconoscibili da 'https' e dal lucchettino davanti all'indirizzo web;
4) Non mandare mai via email i dati della carta di credito o altri dati sensibili;
5) Evitare l'accesso a email o altri siti sensibili come quello della banca dalle reti wifi o dai computer di uso pubblico;
6) Scaricare programmi o documenti solo da siti ufficiali o fonti attendibili; nei browser è comunque possibile impostare un'opzione di blocco pop up;
7) Eseguire gli aggiornamenti di antivirus, sistema operativo e browser; secondo la decima edizione di Pwn2Own è Google Chrome il browser più sicuro e, quindi, meno violabile.
8) Bisogna essere sempre pronti a resettare il pc per cui è consigliabile fare regolarmente una copia di tutti i dati, su hard disk esterni e su cloud;
9) Fare una scansione antivirus degli allegati ricevuti via email o tramite supporto esterno (per esempio, una chiavetta usb) prima di aprirli;
10) Non aprire lo spam e diffidare da email 'strane' anche se arrivano da amici o contatti noti. Adnkronos 15

 

Il reddito di cittadinanza: non viene dato ai residenti all’estero

 

Il testo del decreto legge contenente le regole applicative del reddito di cittadinanza e della cosiddetta “quota cento”, dopo la proposta di riduzione degli eletti nella circoscrizione Estero e la mancanza di risposte della manovra finanziaria, conferma in modo evidente che per questo governo e per la maggioranza 5Stelle-Lega-Maie gli italiani all’estero sono l’ultimo dei pensieri, anzi non esistono.

 

Il reddito di cittadinanza, o meglio ciò che ne resta dopo i tagli di risorse concordati con l’UE, può essere richiesto dai cittadini italiani e da una serie di altri soggetti (cittadini di paesi dell’Unione europea o di paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia o di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE di lungo periodo), a condizione che al momento della domanda risiedano in Italia da almeno dieci anni in modo continuativo.

 

Quindi, chi è all’estero e perde il posto di lavoro o decide comunque di rientrare non può presentare domanda. Chi è andato all’estero negli ultimi anni – e sono centinaia di migliaia, secondo le statistiche – per esperienze brevi di lavoro e poi è tornato, è escluso. Coloro che stanno lasciando con disperazione le zone di crisi, come il Venezuela con la speranza di trovare accoglienza nel paese di origine, devono rivolgersi altrove, con buona pace delle affermazioni fatte di recente dal Sottosegretario Merlo a un giornale venezuelano. Senza contare le ristrette griglie reddituali che renderanno pressoché impossibile l’accesso anche ai pochi che possano avere miracolosamente i requisiti della cittadinanza e della residenza. 

 

Questi sovranisti irresponsabili e dilettanti allo sbaraglio, tra l’altro, nemmeno si pongono il problema che vi sono partner europei che concedono misure di sostegno sociale ai cittadini stranieri in base ad una decorrenza della residenza molto più limitata. Nella sola Germania, ad esempio, il sistema di assistenza sociale assiste oggi circa 70.000 italiani residenti nel paese da soli 5 anni. Di fronte ad una disparità così vistosa di trattamento, questi Stati come reagiranno? Ci saranno conseguenze per i nostri connazionali lì residenti?

 

Ma le “dimenticanze” e le “disattenzioni” non si fermano qui. Quando all’art. 4 si parla dei patti per il lavoro tra i disoccupati richiedenti il reddito di cittadinanza e i centri per l’impiego, nemmeno una parola si dice sull’informazione, l’orientamento e la formazione professionale delle centinaia di migliaia di giovani che, non trovando lavoro in Italia, sono costretti ogni anno a recarsi all’estero, senza alcuna forma di informazione, tutela o accompagnamento. Perché i (costosi) centri per l’impiego non dovrebbero assolvere anche ad una funzione informativa e di qualificazione professionale per coloro – tanti - che non riusciranno ad avere una chiamata di lavoro e per scelta o per necessità andranno all’estero? 

 

Non solo non esistono, dunque, gli italiani all’estero, ma non esistono nemmeno i nuovi emigranti, che pure sono una delle espressioni più dirette e vistose della crisi sociale che il Paese sta attraversando. Nel passaggio alle Camere del decreto, ancora una volta toccherà a noi far presente nelle aule del Parlamento che gli italiani all’estero invece esistono, hanno pari diritti e vanno tutelati come tutti gli altri cittadini italiani. 

 

Vedremo se gli altri eletti all’estero si risveglieranno dal loro torpore e saranno capaci di abbandonare il loro sterile propagandismo, mettendosi sul piano delle proposte e dell’impegno per cercare di ridare una rotta accettabile a una nave che ha preso una preoccupante deriva.

I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro


La certificazione della conoscenza linguistica per ottenere la cittadinanza iure matrimoni

 

In seguito alle numerose richieste che mi sono prevenute da parecchi connazionali all’estero, ho presentato una interrogazione ai ministri dell’Istruzione e degli Esteri per venire incontro alle esigenze di quelle famiglie italiane all’estero che devono certificare la conoscenza linguistica per ottenere la cittadinanza “iure matrimonii”.

 

Infatti, il decreto sicurezza “introduce nella legge sulla cittadinanza l’articolo 9.1, che subordina l’acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio …. da parte dell’interessato di un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro Comune Europeo di Rifermento per le Lingue (QCER).

 

Ora, per le richieste di cittadinanza tramite matrimonio provenienti dall’estero, vi saranno disagi rilevanti causati dal fatto che la rete di certificazione della conoscenza della lingua italiana non è diffusa sufficientemente da permettere l’accesso in maniera agevole ai richiedenti la certificazione stessa, senza percorrere lunghissime distanze.

 

Ed è per questo motivo che mi sono rivolta ai due ministri per chiedere se intendono “aumentare la copertura territoriale con ulteriori sedi per la certificazione”; oppure se ritengono opportuno “attivare un portale online dove il richiedente può partecipare ad un esame certificato dal Ministero competente, oppure attivare una procedura di certificazione per corrispondenza, nell’interesse delle famiglie dei nostri connazionali residenti all’estero”.

 

Spero nella sensibilità del Governo, che presenta anche un Sottosegretario eletto all’estero, che si faccia carico di queste esigenze concrete delle famiglie italiane all’estero. Vi aggiornerò della risposta del Governo.

On. Fucsia Nissoli, Circoscrizione Estero (dip)

 


Reddito di cittadinanza e pensioni: è legge. Penalizzati immigrati e italiani all’estero

 

Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri sera il decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. Da quello che leggiamo, e su cui torneremo dettagliatamente, il testo penalizza non solo gli immigrati in Italia, ma anche e soprattutto gli italiani all’estero. 

 

Vediamo in che modo: 

a) esclude i nostri connazionali dall’aumento delle pensioni minime perché richiede 10 anni di residenza in Italia di cui due continuativi al momento della presentazione della domanda, requisito questo che i nostri emigrati ovviamente non possono far valere; 

 

b) per lo stesso motivo, e cioè due anni continuativi di residenza in Italia al momento della presentazione della domanda, preclude la possibilità di richiedere il reddito di cittadinanza ai nostri giovani andati a cercare lavoro all’estero – e che si sono iscritti all’AIRE - i quali dovessero decidere di rientrare in Italia; 

 

c) rende praticamente impossibile uscire con la Quota 100 ai nostri lavoratori che risiedono all’estero perché la pensione anticipata verrà erogata solo a chi smette di lavorare definitivamente, e questo vincolo non può essere rispettato da coloro i quali debbono comunque continuare a lavorare all’estero perché il piccolo pro-rata percepito dall’Italia non consentirebbe loro di sopravvivere; 

 

d) il vincolo dei due anni impedirà inoltre a tutti i nostri anziani emigrati che dovessero tornare in Italia da zone disagiate come il Venezuela e altre Paesi dell'America Latina con reddito o pensioni molto basse, di ottenere la pensione di cittadinanza sempre per il motivo dei due anni prima della presentazione della domanda. 

Un Decreto, insomma, certamente non pensato per gli italiani all’estero e che ignora totalmente la tutela dei loro diritti sociali e previdenziali.

On. Angela Schirò, de.it.press 18


 

Guida "Primi passi in Germania"


Edita dai Com.It.Es. di Colonia e di Dortmund, con il Patrocinio dell’Ambasciata, è a disposizione la guida “Primi passi in Germania”. Da come ci si iscrive all’anagrafe tedesca, alla ricerca di una casa o di un lavoro, ai corsi di lingua tedesca al sistema sanitario, dal sistema scolastico alla rete Consolare, il manuale fornisce le informazioni più importanti necessarie ad un primo orientamento ed inserimento nel sistema tedesco. Curata dalla giornalista Luciana Mella, la guida è scaricabile da: www.comitescolonia.de e www.comites-dortmund.de

 

 

Nasce Migrador, il Museo dei Migranti

Roma - È online Migrador Museum, il museo virtuale dell'immigrazione in Italia. Il suo scopo è quello di documentare e narrare, attraverso dati, testimonianze e multimedialità, la presenza e la ricchezza dei migranti nel territorio italiano. La sua mission è mutuata dalle parole di Alberto Savinio, intellettuale italo-greco, fratello del metafisico De Chirico, il quale scrisse in Narrate, uomini, la vostra storia: "l'Italia ha un patrimonio sconosciuto. E' composto da tesori sotto forma di storie, di esperienze, di linguaggi, di idee, di coraggio, di sacrificio, di colori, di sapori, di competenze di migliaia di persone senza volto e senza nome che hanno vinto una grande sfida: iniziare una nuova vita".

Così Romel Sardar confida come, prima di diventare sistemista all'Università Cattolica di Milano, ha vissuto "anni difficili in una situazione di povertà". "Abitavamo in una casa piccola, solo mia mamma, mio fratello e io, mentre mio padre era in Giappone per lavoro" - racconta il giovane del Bangladesh - "purtroppo abbiamo passato dei giorni senza mangiare" e, dopo mille peripezie arriva la laurea e la svolta. Ma a Romil non basta: "se tutto va bene, a settembre andrò a Praga a fare l'arbitro in un importante torneo internazionale di cricket. Sarebbe davvero un sogno, il primo Sardar a fare l'arbitro internazionale".

Ogni racconto, rigorosamente senza intermediari, in prima persona, è una finestra s'una vita e sfogliando quelle pagine, seppur impalpabili, si ha l'aria di custodire segreti, quei segreti che si chiamo esperienze umane. (D.M.) 

 

 

Tessera professionale europea. Ora lavorare in Europa è più facile

 

Infermieri, farmacisti, fisioterapisti, agenti immobiliari e guide alpine. Da oggi, esercitare liberamente una di queste professioni in un altro paese dell'Unione Europea sarà più facile grazie alla Tessera professionale europea.
Hanno sperimentato la novità di questo strumento oltre 500 professionisti che già nelle prime ore della giornata di lancio hanno utilizzato la piattaforma online presente su Your Europe sia per avere informazioni che per inoltrare le richieste di riconoscimento professionale, molte della quali provenienti proprio dall'Italia.
La tessera non è una "carta fisica" ma una procedura elettronica che semplifica il riconoscimento da parte delle Autorità nazionali della qualifica ottenuta dal professionista nel proprio Paese, riducendo sia i tempi che gli oneri burocratici. Ha la forma di un certificato elettronico che attesta come il professionista abbia superato ogni procedura per ottenere il riconoscimento della qualifica professionale nel Paese ospitante.
La procedura di riconoscimento avviene attraverso l'IMI, il sistema di informazione del mercato interno che facilita la comunicazione tra le autorità nazionali di regolamentazione delle professioni.
La tessera riguarda sia i professionisti europei che intendono esercitare in Italia sia i professionisti italiani che intendono esercitare in un altro Paese europeo e faciliterà il trasferimento, anche solo temporaneamente, dell'attività in un altro Paese dell'Unione.
Al momento la tessera riguarda solo cinque professioni (infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare) ma in futuro potrà essere estesa dalla Commissione europea anche ad altre professioni. Può essere richiesta sia per mobilità temporanea (se si intende prestare la professione in un altro Paese UE in modo temporaneo e occasionale) che in caso di stabilimento (se invece si ha l'intenzione di stabilirsi in un altro Paese UE in modo permanente).
La tessera ha valore a tempo indeterminato in caso di trasferimento a lungo termine (stabilimento), per 18 mesi nel caso di mobilità temporanea (12 per le professioni che hanno un impatto sulla salute o sicurezza pubblica).
Per richiedere la tessera professionale europea, il professionista deve collegarsi a ECAS, il servizio di autenticazione della Commissione europea e seguire la procedura indicata. Sul sito di Your Europe, oltre ad altre informazioni sulla tessera, è anche possibile verificare i documenti necessari per poter svolgere la professione in un altro Paese UE, le tariffe applicate e tempi e modalità della procedura una volta che viene presentata la domanda. Pol.e. 6